Il dolore da eliminare, il dolore come salvezza. La conoscenza che passa attraverso la sofferenza, conoscere il dolore per amore del sapere e, nel contempo, la conoscenza che alza l'asticella della sofferenza perché più si sa e meglio si gestisce il patimento. L'impossibilità di separarsi dal dolore se non separandosi dal corpo.
Eco fa una disamina del dolore in occasione della lectio magistralis alla Accademia delle Scienze di Medicina Palliativa nel 2014 e ne emerge che perseguire e accettare la gioia significa accettare la vita e quindi la sofferenza. Gioia e dolore sono legate a doppio filo e descrivono a tutto tondo l'esperienza umana che in quanto tale è unica, poiché l'essere umano non si limita a vivere ma si sente vivere e il dolore è anche spesso la soddisfazione mancata di un desiderio di vivere.
Educare al dolore, alfabetizzare al dolore potrebbe essere oggi, a distanza di oltre un decennio da questa lectio magistralis, il tratto distintivo e quindi l'ancora di salvezza dalla minaccia delle intelligenze artificiali che finora possono collezionare riscontri di esperienze umane al più imitandole ma non metabilizzandole. Perché il dolore è utile alla crescita culturale ed emotiva se ci si passa attraverso, se può lasciare cicatrici, segni sulla pelle che 'insegnino' e dalle quali poter imparare.
Il dolore non può essere osservato o raccontato ma può essere solo esperito affinché possa nutrire e far crescere tanto il corpo, quanto la mente e l'anima.